Questa è un’area di intervento molto ampia, in questo caso non si tratta di un disturbo vero e proprio ma di una fase di vita particolarmente difficile da affrontare da soli. Quando la vita ci pone davanti delle sfide possiamo uscirne principalmente in due modi: o completamente sopraffatti e rinchiusi in una spirale senza fine di negatività o fortificati e ancora più fiduciosi delle nostre capacità. Chiaramente poi ci sono le vie di mezzo nelle quali in qualche modo si è riusciti a sopravvivere a una determinata situazione, ma se ne portano ancora dietro gli strascichi. Questi strascichi se non elaborati del tutto ci impediscono di esprimere tutte le nostre potenzialità e prendere il meglio dalla vita; è un po' come vivere a metà.
Ogni crisi esistenziale che possa riguardare più il rapporto con noi stessi o con gli altri ha in sé questa potenzialità; ovvero quella di misurarci con le difficoltà e la sofferenza e uscirne non solo vittoriosi ma con qualcosa in più. Tant’è vero che quando il processo che ha condotto quella crisi si elabora del tutto possiamo sperimentare una sorta di gratitudine per quanto è accaduto, tanto da non voler più essere quelli di prima; anche se questo ha voluto dire rimanere segnati dal dolore. E quelle cicatrici non saranno più motivo di vergogna, quindi da nascondere, ma segni della nostra vittoria nel percorso di avvicinamento a quell’opera d’arte che siamo destinati ad essere. Ogni cosa che abbiamo imparato (nel bene e nel male) rappresenta quel dettaglio in più che definisce il nostro essere, nel profondo.
È un po' come se noi fossimo un ammasso di creta da modellare; nasciamo come materia grezza poi è la vita con le sue esperienze che ci permette di prendere la nostra forma definitiva. Questo processo non è sempre semplice, d’altronde la vita non è fatta di sole cose belle ma ci sono una collezione, più o meno lunga, di cose negative e di emozioni spiacevoli che prima o poi arrivano a portarci il conto. Quando ciò accade se abbiamo il giusto atteggiamento, non solo superiamo la crisi senza fare morti e feriti, ma riusciamo a trarne un vantaggio personale.
In molti si staranno chiedendo... ma come si fa?
Alcuni di noi sono naturalmente predisposti nel maturare questo atteggiamento funzionale di accettazione dell’esperienza e di trasformazione del negativo in qualcosa di positivo da apprendere e utile per se stessi. Per loro può essere quindi più facile e naturale approcciarsi alla vita come un percorso di crescita personale. Quando definiamo “crescita personale” non ci riferiamo solo all’acquisizione di competenze, abilità e capacità, quindi un “saper fare” ma al concetto molto più ampio di “saper essere”. Esso si fonda sulla conoscenza profonda di noi stessi maturata da un lungo percorso di consapevolezza di noi stessi, che, come fine ultimo, conduce all’autorealizzazione.
Per chi invece non è naturalmente predisposto nel coltivare quell’atteggiamento di accettazione e trasformazione in positivo dell’esperienza, vorrà dire che questo processo potrebbe richiedere più tempo e più energie, ma non per questo essere impossibile.
Rivolgersi a un professionista nel momento in cui abbiamo perso un po' la bussola, dobbiamo fare chiarezza e rimettere tutti i pezzi al loro posto o quando stiamo attraversando un periodo particolarmente difficile della nostra vita è un atto di amore verso noi stessi e un modo per uscire dalla crisi più forti di prima.
Dr.ssa Sara Appoloni
Psicologa Psicoterapeuta a Pesaro