Quando ci si riferisce a questa categoria di disturbi, spesso, condizionati dalla filmografia, si fa un po' di confusione. Alle volte, nella concezione popolare, ci si riferisce più a un disturbo dell’identità (es. identità multiple) o a un disturbo dell’umore di tipo bipolare (caratterizzato dall’oscillazione dell’umore da fasi di depressione ad altre di mania o ipomania).
Prendendo in prestito la definizione del DSM 5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali – 5° edizione) si parla di disturbo di personalità quando l’esperienza interiore e il comportamento di un individuo deviano marcatamente rispetto alle aspettative della cultura di riferimento; sono pervasive, costanti e inflessibili; sono stabili nel tempo e creano disagio e menomazione nel funzionamento in molte aree importanti della vita. L’esordio è collocabile nell’adolescenza o nella prima età adulta.
I disturbi di personalità sono più frequenti di quanto si può pensare e possono condizionare, in maniera significativa, la vita della persona affetta da tale diagnosi e quella della sua rete di relazioni (famiglia, amicizie, partner). Uno dei segnali classici per individuare la presenza di un disturbo di personalità è la presenza di intense problematiche relazionali. Chiaramente questo non significa che chi ha problematiche relazionali ha di conseguenza un disturbo di personalità. A volte ci sono semplicemente dei tratti di personalità un po' accentuati, o delle vulnerabilità un po' marcate che ci portano in disequilibrio.
In base a delle analogie descrittive i disturbi di personalità vengono suddivisi in 3 gruppi:
Nel gruppo A dei “strani ed eccentrici” fanno parte:
Nel gruppo B degli “amplificativi, emotivi e imprevedibili” fanno parte:
Nel gruppo C degli “ansiosi o timorosi” fanno parte:
Come accennato precedentemente, tutti noi possiamo avere dei tratti di uno o di un altro disturbo di personalità; quindi avere un modo abituale di percepire, pensare e rapportarci con noi stessi e con l’ambiente, che si manifesta in più contesti. Soltanto quando i tratti di personalità diventano rigidi e inflessibili e hanno le caratteristiche esposte in precedenza allora si può fare diagnosi di disturbo di personalità.
I disturbi di personalità sono spesso accompagnati da sintomi di natura ansiosa o depressiva, disregolazione emotiva o del comportamento, distorsioni cognitive e in alcuni casi da impulsività. Questi aspetti riguardano la prima fase del trattamento.
In base alla gravità della situazione sintomatologica si può valutare o meno l’aiuto di una terapia psicofarmacologica e/o eventuali terapie familiari o di gruppo (come per esempio la DBT: Dialectical Behavior Therapy, risultata molto efficace soprattutto per il disturbo di personalità di tipo borderline).
Altri interventi che hanno prodotto dei risultati di efficacia per il trattamento dei disturbi di personalità sono la psicoterapia cognitiva comportamentale, la Schema Therapy e la terapia metacognitiva interpersonale (TMI).
C’è da tenere presente che per cambiare aspetti della personalità che si sono formati e strutturati negli anni occorre un certo tempo, non può essere una terapia veloce di qualche mese.
Dr.ssa Sara Appoloni
Psicologa Psicoterapeuta a Pesaro