Tutte le tappe del ciclo di vita portano con sé delle sfide specifiche molto importanti, il superamento della tappa precedente è fondamentale per poter accedere serenamente a quella successiva. Quando tutto va bene, questo può essere molto evidente nel bambino nella sua graduale esplorazione del mondo e di se stesso, nella sua graduale conquista di autonomia e nel superamento di quella che viene definita, in psicologia, fase di separazione-individuazione dalla figura materna. Più nello specifico, mentre all’inizio il bambino si percepisce come un tutt’uno con l’ambiente circostante e quindi con la mamma, piano piano inizia a essere consapevole di essere un’entità separata dal resto del mondo e a fare quindi esperienza di se stesso in relazione all’ambiente. Gradualmente egli inizia a crearsi delle aspettative di come le persone per lui significative si relazionano a lui e, di conseguenza, a mettere in atto comportamenti per regolare l’interazione con queste figure di riferimento, anche chiamate caregiver*.
Nell’esplorazione del mondo il bambino può sentirsi più o meno sicuro, in base al livello di sicurezza esperito e trasmesso dai genitori. Genitori ansiosi “creano” bambini timorosi e dipendenti, mentre genitori freddi e distaccati (in gergo psicologico, chiamati evitanti) “creano” bambini molto autonomi e apparentemente disinteressati della prossimità fisica ed emotiva con il genitore. In entrambi i casi il bambino non sperimenta un senso di sicurezza. Nel primo caso il bambino impara che il mondo è un posto pericoloso, quindi, è bene non allontanarsi dalla zona di confort rappresentata dal genitore; per questi bambini sarà particolarmente difficile superare la fase di separazione/allontanamento dai genitori, poiché segnata dalla paura. Nel secondo caso, il bambino impara che nella vita deve cavarsela da solo; per questi bambini sarà particolarmente difficile la fase di avvicinamento/ricongiungimento con il genitore, in quanto segnata da sfiducia.
I genitori sicuri sono quei genitori che trasmettono amore e fiducia ai loro figli, non devono essere perfetti ma sufficientemente capaci di fornire sostegno, contenimento, comprensione e capaci di sintonizzarsi emotivamente con il piccolo. Il bambino, di conseguenza, si sentirà tranquillo nell’allontanarsi da loro poiché avrà maturato una condizione di sicurezza dentro di sé e la fiducia di poter contare sulla loro presenza, in caso di bisogno. Bambini insicuri saranno poi adulti insicuri e questa insicurezza verrà trasmessa ai figli quando diventeranno genitori o comunque avrà un impatto sulla relazione di coppia (argomento che approfondiremo a parte).
Nel ciclo di vita una fase particolarmente delicata è l’adolescenza. L’adolescenza segna proprio un punto di rottura e può essere particolarmente difficile da superare sia per i ragazzi che si sentono gli eterni incompresi che per i genitori che vedono via via sfumare il proprio potere decisionale sul figlio. In questa fase si sta formando la personalità del futuro adulto e sono inevitabili gli scontri, la contrattazione delle regole, gli sbalzi d’umore e gli scatti d’ira. Sono abbastanza frequenti purtroppo anche la presenza di comportamenti disfunzionali come l’insorgere di comportamenti devianti e potenzialmente pericolosi per se stessi e gli altri, e una serie di disturbi psicologici dai disturbi alimentari all’autolesionismo. A volte sono fasi di passaggio che si superano autonomamente nel giro di poco tempo, altre volte invece è necessaria la presa in carico da parte di un professionista.
La fase adolescenziale la possiamo considerare come il completamento della fase di separazione-individuazione che il bambino inizia a sperimentare già da piccolissimo e che ora può trovare una piena realizzazione.
Ogni passaggio evolutivo è caratterizzato da momenti di crisi, di rottura di un equilibrio precedente e l’instaurarsi di un equilibrio del tutto nuovo. Ogni cambiamento, anche se positivo, come sappiamo, porta con sé una buona dose di stress e non è sempre abbiamo tutte le risorse necessarie per poterlo affrontare nel modo giusto. Quando è così potremmo aver bisogno di un aiuto specialistico.
Caregiver*: la persona che primariamente si occupa del bambino, con la quale si crea una relazione stabile di sicurezza e fiducia. Solitamente con questo termine ci si riferisce a un genitore, in particolare la mamma, o (scritto al plurale) a entrambi i genitori.
Dr.ssa Sara Appoloni
Psicologa Psicoterapeuta a Pesaro