La mindfulness è una forma di meditazione di consapevolezza, dalle origini antichissime che arriva ai giorni nostri come un metodo, e al contempo uno stile di vita, per sviluppare un maggior benessere psico-fisico. Il termine Mindfulness significa: “portare consapevolezza al tempo presente, in modo intenzionale e non giudicante, momento dopo momento” (Kabat Zinn, 2003).
La mindfulness può indurre uno stato di rilassamento, ma non è sempre così poiché NON è il suo scopo principale. Il suo scopo è, per l’appunto, sviluppare una maggiore consapevolezza e capacità di stare nel tempo presente, l’unico tempo che esiste davvero. Riuscire a stare in maggior contatto con l’esperienza del presente, in tutte le sue forme (pensieri, ricordi, sensazioni, emozioni) ci aiuta a creare una distanza con tutto ciò che può disturbarci: il passato (es. errori commessi, traumi subìti, ruminazione su fatti accaduti, ecc) e il futuro (es. ansia anticipatoria per eventuali catastrofi che possiamo prefigurarci nel futuro e conseguente rimuginio). La mindfulness ci aiuta a distinguere quella parte della mente che fa esperienza (mente pensante) da quella che osserva tutti i vari processi (mente osservante). Se riusciamo ad avere una distanza tra le due, creiamo uno spazio di consapevolezza tra ciò che accade, nel nostro mondo fisico o mentale, e la nostra risposta. Questa abilità ci permette di uscire dalla schiavitù di tutti quei processi automatici che sostengono il nostro malessere e ci aiuta a impostare la nostra vita come il frutto di scelte consapevoli e orientate al benessere.
Ad oggi ci sono numerosi protocolli di mindfulness, di efficacia ormai dimostrata da innumerevoli studi. I più noti sono L’MBSR* (Mindfulness Based Stress Reduction) e l’MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy). Entrambi i protocolli sono composti da 8 sessioni di gruppo, mentre l’MBSR è rivolto a chiunque si trovi a vivere una condizione di stress e ha lo scopo di ridurlo, l’MBCT invece è un protocollo rivolto alla popolazione clinica (persone con disturbi psicologici, es. depressione) nel quale si integrano tecniche cognitivo comportamentali al protocollo MBSR.
La mindfulness, in pazienti particolarmente ansiosi di tutti quei segnali che derivano dal corpo, può anche creare una maggiore ansia, inizialmente. Questo non vuol dire che non fa bene per noi, è anzi un indicatore di quanto in realtà ne abbiamo bisogno. Nel tempo, anche in questa tipologia di pazienti, l’ansia diminuisce e ci permette di vivere più pienamente la nostra vita, senza attuare meccanismi di controllo o evitamenti che, come sappiamo, mantengono il circolo vizioso dell’ansia. La mindfulness quindi ci aiuta a regolare la nostra attivazione ansiosa e in generale la nostra risposta emotiva, come anche le varie tecniche di rilassamento. Tuttavia, vediamo come la mindfulness ha una portata molto più vasta e può diventare un vero e proprio stile di vita, a differenza delle varie tecniche di rilassamento.
Le tecniche di rilassamento possono essere molto utili in tutte quelle situazioni dove abbiamo la necessità di rilassare il nostro corpo in tensione. Per esempio, prima di dormire perché facciamo fatica a prendere sonno perché siamo ancora attivati dalla giornata o prima di fare un compito importante per riacquistare una maggiore lucidità e regolare il livello di attivazione ansiosa. Possono essere utilizzate anche durante gli esercizi di esposizione a situazioni temute (quindi ansiogene**) che possono essere svolti in seduta e poi ripetuti a casa.
Le tecniche di rilassamento maggiormente riconosciute sono: il training autogeno e il rilassamento muscolare progressivo (RMP).
Dr.ssa Sara Appoloni
Psicologa Psicoterapeuta a Pesaro